Odtwarzanie przez Spotify Odtwarzanie przez YouTube
Przejdź do wideo YouTube

Ładowanie odtwarzacza...

Scrobblujesz ze Spotify?

Powiąż swoje konto Spotify ze swoim kontem Last.fm i scrobbluj wszystko czego słuchasz z aplikacji Spotify na każdym urządzeniu lub platformie.

Powiąż ze Spotify

Usuń

Nie chcesz oglądać reklam? Ulepsz teraz

Data

Sobota 4 Grudzień 2010 o 22:00

Lokalizacja

Locomotiv Club
Via Sebastiano Serlio 25/2, Bologna, 40128, Italy

Sieć:

Pokaż na mapie

Kup bilety

Opis

Le prevendite sono consigliate e sono aperte su Vivaticket!
http://www.vivaticket.it/evento.php?id_evento=576828

Apertura porte ore 21.00
inizio live James Blackshaw ore 21.30
inizio live Swans 22:15
i live termineranno alle 00:15
djset fino alle 04:00
ingresso euro 25
Tessera AICS obbligatoria
A chi si tessera entro il 30/12/2010, verrà offerta una consumazione gratuita!

Reunion e nuovo disco per gli Swans di Michael Gira, che dopo vari progetti paralleli ha deciso di tornare al suo glorioso passato. Gli Swans arrivano in Italia per presentare il nuovo album che tutti attendevamo “My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky”. In apertura James Blackshaw, il giovane musicista inglese che ha già raggiunto il vertice dell’attuale scena fingerpicking. A seguire Radio 80 djset, con Mortimer, Max Peccia e Tetro djs!

Gli Swans si formarono nella rumorosa e stimolante New York del 1982 e si sciolsero dopo 15 anni. Michael Gira non è mai stato fermo ed ha continuato a suonare e pubblicare dischi, ma i fan da anni chiedevano un ritorno degli Swans. Ora la profezia si è avverata e dopo 13 anni la creatura di Michael Gira torna sui palchi.
Ci sono uomini – rari fuoriclasse invero – che sanno prendere una squadra per mano. Michael Gira dal canto suo, dopo aver fatto a lungo il gregario ma anche il talent-scount (vi basti il nome di un esordiente Devendra Banhart), si riprende i suoi Swans. La creatura che mai aveva più osato rievocare. Nemmeno fosse un’inquietante personaggio biblico, il cui solo ritorno sulla terra avrebbe portato a chissà quali catastrofiche conseguenze.
Nel mezzo c’è stata la sua carriera solista, dalla crepuscolare vena cantautorale alle più sofiste evoluzioni di Angels Of Light, comunque lontane dal frastuono della New York anni ’80.
In un raptus quasi estatico gli Swans si riformano, con un organico ovviamente rivoluzionato. Sono della partita Norman Westberg – chitarra (dalla formazione originale) – Christoph Hahn – chitarra (Swans medio periodo ed Angels Of Light) – Phil Puleo batteria, percussioni, dulcimer (Cop Shoot Cop, Angels Of Light) – Chris Pravdica – basso (Flux Information Sciences / Services / Gunga Din) – Thor Harris – batteria, percussioni, vibrafono, dulcimer (Angels Of Light, Shearwater).
Deve esser stata una decisione sofferta ad ogni buon conto, tanto che l’argomento Swans è spesso un tabù nelle interviste rilasciate da Gira. Ma ecco puntuale lo statement: “Questa non è una reunion. Non è un patetico atto nostalgico. Non è una bieca ripetizione del passato. Dopo cinque album con gli Angels of Light , avevo bisogno di uno stimolo per andare avanti, verso una nuova direzione. L’idea stessa di rinverdire gli Swans mi ha permesso di farlo”.
“My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky” è l’album che in molti attendevano, pur essendo profondamente diverso e altrettanto potente. Si apre con l’epicità di ‘No Words / No Thoughts’ ma presto dirotta verso territori più’pastorali’ con quella che è una vocazione naturale di Gira per la musica folk.
E’ il risveglio del gigante, tumultuoso quanto volete, ma pur sempre preda di mistiche fascinazioni.

More info:
http://swans.pair.com/
http://www.myspace.com/swansaredead

James Blackshaw è un dono di Dio. Non so se capite, uno di quei doni rari, preziosi, che hanno la capacità di riconciliarti con la musica. Una forza tranquilla nelle vesti di un ragazzo appena venticinquenne. Suona la chitarra il giovane James – una dodici corde per la precisione – allo stato dell’arte per quanto concerne fingerpicking, primitivismo folk e dintorni, cosicché quando quel suono fluisce armonioso, pare di staccarsi dal suolo, di entrare in un modo variopinto ove è annullata ogni referenza alla materialità delle cose. Sì, musica per sognare.
È giovane James, dicevamo, eppure ha il mestiere di un veterano, e una corposa dose di genialità. Certo, la sfida si presenta impervia. Rinnovare canoni stilistici scolpiti nella roccia dai virtuosi della Takoma School è operazione complicata, d’altro canto quasi nessuno v’è riuscito nel corso degli ultimi anni. Quasi. Potrebbe anche darsi che ciò non corrisponda ai suoi obiettivi, al suo essere artista, e comunque sarà il tempo a stabilirlo.
Non disconosce l’influenza dei Fahey e dei Basho, sui cui dischi afferma di essersi formato, ma allo stesso tempo si dice ispirato dalla contemporanea e dalla musica carnatica, da quel senso di ascetica religiosità che è nelle corde di un Arvo Part così come nei suonatori di Rudra Veena. Per non parlare del minimalismo, con Reich e Palestine nella testa e nel cuore. Ed è in questo che la musica di Blackshaw si scopre fascinosa se non originale, ovvero nel sincretismo di linguaggi sicuramente attigui, ma che raramente avevano trovato così eufonica mescolanza.
Blackshaw comincia abbastanza presto a misurarsi con la musica, suonando rock, noise, punk, finché un amico non gli dona la folgorazione (a 16 anni), ossia “The Dance Of Death And Other Plantation Favorites” di John Fahey. Passa qualche tempo, quindi nuovi ascolti di materiale faheyano lo convincono definitivamente che il suo futuro è nel fingerpicking, nelle accordature aperte, in due parole, nel primitivismo folk. Oggi è considerato, a ragione, uno dei più grandi talenti in circolazione. A confermarlo una serie di dischi stupendi, il rispetto dei colleghi e un’attività live al fianco di nomi importanti della scena folk contemporanea. Basti solo citare Sir Richard Bishop, Espers, Jack Rose, Glenn Jones, Sharron Kraus, Simon Finn, Marissa Nadler, Alexander Tucker, Josephine Foster.
The Glass Bead Game è il tanto atteso album di James Blackshaw su Young God. Il ragazzo (classe ’81) negli ultimi tempi continua a raccogliere consensi su consensi grazie a una serie di album particolarmente apprezzati, che hanno fatto sì che tanto David Tibet lo reclutasse per il suo ultimo Current 93 quanto che Michael Gira in persona si scomodasse prendendolo per la sua etichetta. Cinque brani, cinque piccoli capolavori, a partire dalla classica apertura di “Cross”, brano che racchiude la quintessenza del particolare stile fingerpicking di Blackshaw e del suo uso del riverbero, che si tinge di umori chiaroscurali grazie alle ricche pennellate di violini e agli inediti vocalizzi di Lavinia Blackwall. E se già l’idea di ascoltare voci su un disco di Blackshaw è una piccola sorpresa, è il caso di aggiungere che mai come in questo disco la strumentazione è varia e ricca. Se gli esordi si reggevano per lo più sulla sola chitarra “primitivista”, qui Blackshaw affida le sue composizioni all’accompagnamento di altri strumenti che amplificano la natura malinconica ed eterea delle composizioni. Un altro centro pieno per Blackshaw e per la Young God.

More info:
http://www.myspace.com/jamesblackshaw

A seguire Radio 80 djset, con Mortimer, Max Peccia e Tetro djs!

Per ulteriori info contattateci su info@locomotivclub.it o al 3480833345.

Występuje (2)

Nie chcesz oglądać reklam? Ulepsz teraz

122 wybrały się

23 zainteresowane

Shoutbox

Javascript jest wymagany do wyświetlania wiadomości na tej stronie. Przejdź prosto do strony wiadomości

Nie chcesz oglądać reklam? Ulepsz teraz

API Calls