Biografia
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Data di nascita
4 Marzo 1943
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Luogo di nascita
Bologna, Bologna, Emilia-Romagna, Italia
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Data di morte
1 Marzo 2012 (età: 68)
Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 – Montreux, 1º marzo 2012) è stato un cantautore e attore italiano.
Sul piano musicale è stato uno dei piú affermati cantautori italiani, considerando la continuità della sua carriera che sfiora i 50 anni di attività artistica.
Musicista di formazione jazz, riscopertosi poi autore dei testi delle sue canzoni in una fase matura, ha suonato da clarinettista e sassofonista e, talvolta, da tastierista.
La sua produzione musicale ha attraversato numerose fasi, dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini della lirica e della melodia italiana.
Inizia giovanissimo come clarinettista in un gruppo jazz romano di cui fanno parte anche il futuro critico musicale Fabrizio Zampa e il futuro cabarettista Massimo Catalano, con la sponsorizzazione esterna del maestro Carlo Loffredo.
Verso la fine della serata usa esibirsi in estemporanei vocalizzi in stile scat (stile nel quale si cimentava durante gli anni ’60 e ’70 anche Adriano Celentano).
Coltiva lo studio dello stile vocale di James Brown, esponente del proto-funk che allora si chiamava rhythm and blues, con un uso della voce volutamente disarmonico e aspro e la tendenza jazzistica di decorare le linee melodiche vocali con impreviste variazioni ai limiti delle allora logiche musicali. È Gino Paoli a scoprirlo e a convincerlo di tentare la carriera come solista.
Valido clarinettista e discreto tastierista, è ostinato il suo disinteresse per la chitarra, come a sottolineare una diversità rispetto al cantautore "classico", il quale a sua volta ha difficili rapporti col pianoforte che vorrebbe padroneggiare senza riuscirci.
La sua carriera attraversa sostanzialmente quattro grandi periodi: le origini (tra il 1966 e il 1972 con il gruppo musicale "Idoli"), il periodo Roversi (tra il 1973 e il 1976), la maturità artistica (tra il 1977 e il 1993) e la fase degli ultimi anni.
Fin dall'inizio mescola il comunismo (uno dei suoi brani poco noti su testo di Roberto Roversi, uscito nel 1990, si chiama Comunista) al cattolicesimo (vedi ghost-track nell'album Canzoni affidata alla voce di un monaco, non a caso seguita da una reprise di Disperato erotico stomp, il suo pezzo più sboccato e lessicalmente esplicito), e da queste contraddizioni "strutturali" della sua personalità trae alimento il suo talento artistico.
Il suo esordio al Cantagiro 1965 è deludente: sia durante le serate itineranti che (specialmente) durante gli spostamenti della carovana viene fatto segno di lanci di ortaggi e derrate alimentari largamente scadute, a causa sia della sua proposta musicale atipica per l'epoca che del suo look trasgressivo.
Il primo album, intitolato 1999, uscito l'anno successivo, alterna poco significativi, come LSD e Le cose che vuoi, a bei brani come l'incalzante title-track e Tutto il male del mondo, la più elaborata musicalmente. Entrambe riappariranno negli album Canzoni e Ciao (la seconda con testo cambiato diventerà Amici). Successivamente Dalla attraversa un itinerario comune a parecchi divi del beat prima maniera costretti ad annacquare il proprio vino per sopravvivere (vedi i Nomadi che passeranno nel giro di due anni da Dio è morto a Un pugno di sabbia, l'Equipe 84 alle prese con la zingaresca Bang Bang, lo stesso Morandi che dopo la storica C'era un ragazzo entra in una crisi artistica che durerà un paio di lustri): ne scaturiscono comunque pezzi di grande spessore musicale come Lucio dove vai e soprattutto Il cielo.
All'inizio del nuovo decennio riscuote maggiori apprezzamenti con l'album Terra di Gaibola (Gaibola nonostante il nome apparentemente esotico è un sobborgo di Bologna) con almeno 4 canzoni considerate tra le migliori della sua produzione (Il fiume e la città, Orfeo bianco, Non sono matto e Africa) più una reinterpretazione di Occhi di ragazza scritta originariamente per Morandi e qualche pezzo meno famoso come Sylvie, Dolce Susanna scritta per un giovanissimo Ron, Il mio fiore nero, Fumetto e la disastrosa KO. La fase embrionale di Dalla si conclude però con una poco convincente transizione verso una oleografica "canzone popolare" che produce la in realtà filastrocca di 4 marzo 1943, bel pezzo sanremese, e altri pezzi in cui sembra che Dalla non si sia sforzato troppo per produrli (vedi Itaca o Un uomo come me), con gli unici due picchi nelle Per due innamorati e Sulla rotta di Cristoforo Colombo.
Qui avviene una svolta importante, dopo la nuova avventura sanremese con Piazza grande Lucio si rivolge al poeta bolognese Roberto Roversi per una collaborazione che attraverserà 4 anni e tre album, ancora sperimentale il primo (Il giorno aveva 5 teste) in cui Dalla fatica a rivestire di musica le poesie optando per un recitativo di basso profilo, molto più maturo il secondo (Anidride solforosa) in cui la collaborazione diventa totale e Roversi accetta di adeguarsi un po' di più alla forma-canzone. Come ultimo parto, la coppia Dalla-Roversi gioca la carta allora abbastanza comune del "concept album" (monotematico, un esempio su tutti Storia di un impiegato di De Andrè) con il controverso Automobili, che nella sua programmatica monotematicità è il più eterogeneo dei tre. Va anche detto che le vendite questa volta premiano la nuova proposta, e che Roversi esprime la sua parziale dissociazione dal desiderio del collega di ritrovare il favore del pubblico firmandosi con lo pseudonimo Norisso. E in effetti tutto il disco è un contenitore strategico di due canzoni d'impatto come le tuttora celeberrime Nuvolari e Il motore del 2000 con altri 4 pezzi sforzati e meno incisivi.
A questo punto c'è un nuovo strappo nella carriera di Dalla che, molto socievole e sostanzialmente un po' insicuro dietro la maschera difensiva della sua "clownerie", fino a quel momento aveva sentito il bisogno di appoggiarsi di volta in volta ad un qualche "tutore artistico" (Carlo Loffredo prima, Gino Paoli poi e il poeta Roversi in ultimo), vivendo di fatto anche l'inevitabile senso di inferiorità culturale verso colleghi intellettuali e di solito acculturatissimi. Musicalmente avveniristico e spesso dissacratorio nei suoi testi, si riconosce improponibile al grande pubblico di quei tempi. Frustrato da una collaborazione con Roversi entrata in crisi subito dopo aver dato i suoi frutti migliori, Dalla decide di diventare referente unico della sua musica e di lì in avanti sarà in tutti i suoi album compositore, paroliere, arrangiatore e principale musicista, circondandosi di un nucleo di musicisti bolognesi che successivamente confluirà in parte nella formazione degli Stadio, gruppo di cui i due esponenti di spicco sono i chitarristi Jimmy Villotti e Ricky Portera. Forte è il bisogno, in questa fase della carriera, di raccontare e raccontarsi. Di questo periodo sono alcune delle sue canzoni più celebri e intimiste: Anna e Marco, Futura e Caruso.
Particolarissimo lo stile poetico del Dalla paroliere, per certi versi antitetico a quello di cantautori "classici" come Guccini, De André, De Gregori e Vecchioni: la sua scrittura ovviamente non ha alcuna pretesa di erudizione o formalismo, gioca a volte con allegria e a volte con inquietudine con la lingua di tutti i giorni, corre sul crinale della libera associazione e delle assonanze.
"Siamo noi, siamo in tanti, ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti, dei linotipisti. Siamo i gatti neri, siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri, e non abbiamo da mangiare…" è l'incipit di indubbio impatto della sua carriera di paroliere, la prima strofa della ballata Com'è profondo il mare che apre il suo primo, omonimo, album, mentre il successivo si aprirà in modo ancora più ermetico-onirico con "La settima luna era quella del Luna Park, lo scimmione si aggirava tra la giostra e il bar, mentre l'angelo di Dio bestemmiava facendo sforzi di petto, grandi muscoli e poca carne, povero angelo benedetto…". Il Dalla della maturità sembra parlare dei suoi sogni e mettere a nudo un mondo emozionale di grande ricchezza e intensità, parlando sempre in prima persona, a differenza di molti colleghi cantautori di quel periodo.
Il fascino per il mare, che raggiungerà il vertice in Nun parlà di fine secolo; il gusto di coltivare una affettività ancora adolescenziale (Stella di mare e Futura potrebbero essere scritte sul diario scolastico di un ginnasiale di talento); gli sconcertanti passaggi fra il drammatico e il comico (il "qui non si vede un casso" del pilota di Washington e l'ancora più accorato "ma che andassero a cagare" dell'astronauta abbandonato nello spazio di Stornello, e tutte intere la quasi bunueliana Il toro e Merdman che gioca il tema dell'emarginazione e dell'alterità con una stupefacente levità nel personaggio dell'alieno che cerca disperatamente di integrarsi nei nostri stanchi rituali e finisce ospite di un talk-show) sono alcuni fra i tratti caratteristici dei suoi testi, mentre le musiche diventano sempre più cantabili ed accattivanti dopo la fase della ricerca sonora e vocale del primo scorcio di carriera e le difficoltà di coniugazione dei due mondi del periodo-Roversi.
Per almeno 10 anni Dalla mette d'accordo critica e pubblico come in quel periodo il solo Battiato era stato capace di fare con le sue opere, parecchi cantautori della generazione successiva gli saranno espliciti debitori (Carboni, Bersani, Grignani e Antonacci, leggendaria la collaborazione con De Gregori ed echi sparsi dalliani anche nella triade reggiana Rossi-Fornaciari-Ligabue).
Superati i cinquant'anni, Dalla abbandona quasi completamente gli istrionismi ed accetta con popolaresca saggezza l'incalzare dell'età. Nell'ultimo decennio i suoi album hanno fatalmente perso il loro impatto sorprendente e originale e restano ottime raccolte di canzone d'autore. Dalla si è dedicato anche alla composizione ad ampio respiro (con la sua "Tosca" secondo molti critici musicali è andato ben oltre la dimensione della musica leggera), ha sfoltito ma nobilitato la sua attività live. Memorabile la sua performance alla festa nazionale de L'Unità del 1998, in cui un Dalla al vertice della forma rilegge tutta la sua carriera con una vocalità ancora eccezionale portando all'estremo la sua capacità di reinterpretare completamente dal vivo i suoi brani più famosi.
Ha interpretato musiche di Vivaldi con i Solisti Veneti di Claudio Scimone.
Supervisiona le musiche della soap opera Sottocasa in onda su Raiuno.
Lucio Dalla muore la mattina del 1º marzo 2012, stroncato da un infarto, all'hotel Ritz di Montreux, la cittadina svizzera dove si era esibito la sera prima. È il compagno dell'artista, l'attore Marco Alemanno, il primo a scoprire la disgrazia solo pochi minuti dopo.
Il giorno seguente il feretro viene trasferito dall'obitorio di Losanna alla residenza bolognese dell'artista in via D'Azeglio e sabato 3 marzo viene allestita la camera ardente nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio sede del municipio di Bologna. La città proclama il lutto cittadino come anche il Comune delle Isole Tremiti, residenza estiva del cantautore. Il funerale si tiene nella basilica di San Petronio il 4 marzo, giorno in cui Dalla avrebbe compiuto 69 anni, presenti quasi 30 000 persone. Dopo il rito funebre, trasmesso in diretta televisiva, il cantante è stato tumulato nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna. Lo stesso giorno durante la partita Bologna-Novara un commosso Marco Di Vaio a nome della squadra porta un mazzo di fiori sul sedile targato 43 il quale era proprio di Lucio Dalla.
Nella classifica ufficiale FIMI della settimana successiva alla sua morte, ci sono ben 5 suoi singoli in Top10 e 12 suoi album in Top100, di cui uno (12000 lune) al primo posto.
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