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"Uccideresti per una rima". Una volta ho sentito dire queste parole al caro cantautore.
In effetti, questa è la regola principale di questo disco. Come si può sentire sia dalla qualità della registrazione che dalla qualità metrica delle liriche (e a volte anche dell'esecuzione),Ma Che Luuuuungo è un disco acerbo, ma forse è proprio in questo che risiede il suo fascino.
I giri che vi si possono ascoltare sono a volte estremamente banali e già sentiti, ma il tutto sommato dà origine ad un rock cantautoriale a metà tra gli Squallor ed Elio E Le Storie Tese, acerbo, giovanile, eclettico, demenziale fino al delirio, e forse per questo alquanto affascinante.

L'esordio del disco suona come una specie di bomba, non fate uso di allucinogeni prima dell'ascolto o finirete a terra piegati in due dalle risate, perchè Lodovico Is Rising, figlio diretto dei Radiodrammi di Elio, non risparmia nessuno. Voci computerizzate si fanno protagoniste di una storia al limite dell'assurdo, accompagnate da un Kappa che fin dal primo momento si dimostra molto competente e sicuro sui tasti della tastiera, anche con una improvvisazione su un semplice blues per ben 4 minuti.

Il brano che segue è forse il capolavoro dell'album: La Fenice, con le sue metriche perfette, ed il suo italiano molto ricercato, l'accompagnamento alla Paolo Conte, è una canzone che coinvolge nel suo insieme, con la sua storia assurda e sapientemente narrata dell'uomo che, posta della cenere nel suo naso per starnutire, si fa sede della resurrezione infuocata di una fenice, con i suoi pro e contro; ovviamente, anche la musica fa la sua parte.

La terza canzone, l"hit" dell'album, inaugura la tematica di "uccidere per una rima". Con un semplice giro di accordi ed un riff molto accattivante, conquista subito l'ascoltatore per simpatia e melodia, facendogli quasi dimenticare la accordatura un po' troppo dylaniana della chitarra classica.
Piacerà così tanto a Kappa da fargliela riprendere nei due album successivi, dando così origine ad una trilogia che coinvolge Gatti, Cani e Uomini, con i seguiti ne Io E Il Cane (Sesso e Fuga Con L'Alano) e ne Il Cane A Santa Fe.

Cammello Dal Cielo Blu si sposta invece su una dimensione più caposseliana. Scritta probabilmente sotto effetto dell'alcool, essa coinvolge un notevole mucchio di animali, dando origine a rime assurde quanto curiose, cullate da atmosfere etilico-arabegggianti.

Cognato Mio Tu Muorirai e La Iena Ed Il Cane si possono considerare pezzi minori, ma non per questo non divertenti. In particolare, il secondo desta simpatia per il giro di accordi molto buffo.

Motosega, un altro dei capisaldi, è una bellissima e melensa ballata dedicata all'omonimo strumento, e suona come un'ottima parodia dei ballatoni acustici da acido nello stomaco.

Il Cadmio e Boh si presentano con degli ottimi giri armonici, il primo con un notevole giro di piano a la Fenice, il secondo con un arpeggio di chitarra molto intrigante ed intricato (affidato per questo ad una patch computerizzata) ma purtroppo non hanno delle liriche che siano al livello della musica accompagnatrice, rimanendo così delle canzoni ben scritte, ma solo a metà.

Luisa Culo è un'altra ballata-parodia, con rime nonsense, dedicata alla ex ragazza del tastierista. E' la prima canzone in cui si cimenta in un solo di chitarra (probabilmente monocorda).

Il Treno Va, un capolavoro dal punto di vista del giro di accordi, è forse la canzone dell'album che porta più agli estremi il discorso delle rime nonsense, ma con una tale serietà da produrre nell'ascoltatore uno sbigottimento anzichè il sorriso. Ne è stata incisa anche un'altra versione, con alla voce Lorenzo Marsili al posto di Kappa.

Memorie Da Un Ospedale è una bellissima parodia a tutto il mondo del rap e a tutta la retorica di cui i testi ne sono rigonfi. Usando una linea di piano accattivante e ripetitiva ed un beat molto coinvolgente, Kappa rappa di ospedali, uccellini che si lamentano della loro vita rinchiusa in gabbia, cani rinchiusi su un terrazzino e quindi preoccupati per la loro scarsa attività sessuale.

La Fine è un delirio etilico nel quale sono state rimaneggiate al computer diverse canzoni, mescolate come un minestrone e ripetute all'infinito. L'intenzione era quella di creare un notevole disturbo nell'ascoltatore, ed infatti sono in pochi a riuscire ad ascoltarne La Fine.

La title track, lunga 30 secondi circa, procede ancora su questo filone, ma lascia a fine ascolto il sorriso sulla bocca dell'ascoltatore.

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