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  • Data di pubblicazione

    1 Gennaio 2006

  • Durata

    8 brani

Dimitri Grechi Espinoza (sax alto), Mirco Mariottini (clarinetti),
Emanuele Parrrini (violino), Peewee Durante (organo hammond e tastiere),
Andrea Melani (batteria). Aggiunti: Mirco Rubegni (tromba),
Beppe Scardini (sax baritono), Gabrio Baldacci (chitarra elettrica),
Simone Padovani (percussioni). Ospite : Sadiq Bey (voce, rapper)
«Congo evidence» è il terzo disco del gruppo di Dimitri Grechi Espinoza, per la precisione il secondo pubblicato dalla nostra etichetta, dopo l’apprezzato «Folklore in black» (2003). E’ probabilmente un progetto cui il sassofonista livornese tiene molto, questo del Dinamitri Jazz Folklore, ed i risultati appaiono ad ogni prova sempre più convincenti, potendo ormai contare il quintetto su un affiatamento ed una compattezza davvero inusuali nel pur ricco panorama jazzistico italiano. In questo nuovo lavoro il gruppo cresce, passando da quintetto ad ottetto, cui si aggiunge, in qualità di ospite, il rapper e poeta americano Sadiq Bey, dal 2004 trasferitosi a Berlino, artista che ha collaborato con jazzisti del calibro di Don Byron ed Uri Caine (con quest’ultimo in particolare alla recente rilettura dell’Otello shakespeariano presentata nel 2003 alla Biennale Musica di Venezia). L’obiettivo del Dinamitri Jazz Folklore è quello di esplorare il linguaggio jazzistico – e, in senso lato, afroamericano – dal suo interno. Ciò presuppone il tentativo di indagare le connessioni tra i vari idiomi percorrendo un cammino a ritroso: dal linguaggio più radicale di Ornette Coleman ed Eric Dolphy al jazz modale del primo Coltrane; dalla complessità ritmico–armonica del be–bop alle polifonie dello stile New Orleans; dal retaggio del blues urbano e rurale neroamericano alle sue origini africane, senza per questo dimenticare quello che è da sempre il suo principale ispiratore, Charles Mingus, di cui viene qui proposta una trascinante Boogie stop shuffle. Nel brano che dà il titolo all’album invece, vengono uniti due temi di Ellington e Monk, ed il risultato è davvero felice. Tutte le altre sei tracce sono originali, ed una di queste, l’ipnotica Pee Wee’s dream, è stata composta da Pee Wee Durante, efficace ed inventivo organista del gruppo. L’ incontro con Sadiq Bey nasce dalla volontà di portare avanti un’idea dandogli una voce e delle parole. I testi, il sound, la fisicità quindi ed il pensiero di questo poeta–performer si fondono in un comune scopo, che è quello di fare musica e testimoniare l’esistenza di un sottile filo che collega tutta la storia del jazz. E così Sadiq ci regala tre sue splendide poesie, You can’t go back for 911, New Orleans e Morning 28, recitate sopra a, rispettivamente, Congo evidence, Concentrazione e Dim Laden (composizioni, queste ultime due, di Grechi Espinoza).

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