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Biografia

  • Anni di attività

    1989 – oggi (34 anni)

  • Luogo di fondazione

    Reading, England, Regno Unito

  • Componenti

    • Adrian Sell (1989 – 1989)
    • Christian Savill (1989 – oggi)
    • Ian McCutcheon (1993 – 1995)
    • Neil Carter (1990 – 1990)
    • Neil Halstead (1989 – oggi)
    • Nick Chaplin (1989 – oggi)
    • Rachel Goswell (1989 – oggi)
    • Simon Scott (1991 – oggi)

Gli Slowdive si formano a Reading nel 1989, prendendo il nome da un sogno fatto dal bassista. Questo particolare è fondamentale per capire la musica della band, fortemente psicologica ed introspettiva, alla ricerca dell'anima dell'ascoltatore. Il gruppo si forma inizialmente dalla volontà di Neil Halstead, chitarra e voce, Rachel Goswell, chitarra e voce, Christian Savill, chitarra, Adrian Sell, batteria, Nick Chaplin, basso e sin dagli esordi caratterizzano il proprio suono per in intrecci di chitarre, il delicato incedere di feedback e distorsioni che si posa su una sezione ritmica di ipnotica bellezza, a tratti appena accennata, quasi per non disturbare il sogno dell’ascoltatore. Ascoltare questo gruppo a distanza di anni fa capire quanto questo sia stato influente, specialmente per certo post rock più ambientale, da un lato, e una sorta di no plus ultra da un altro. Il fenomeno shoegaze al quale il gruppo di Reading viene ascritto ha probabilmente trovato in loro i migliori interpreti proprio negli Slowdive, capaci più di chiunque ad unire melodia e modernità, la pop song al noise, apprendendo la lezione dei My Bloody Valentine di Isn’t Anything.
Nella musica degli Slowdive compaiono intrecci vocali, suoni paradisiaci e indistinti e perciò le atmosfere che riescono ad evocare sono più vicine a quelle dei Cocteau Twins che non ai Jesus and Mary Chain, rumorosi e distorti all’inverosimile.
Una componente più oscura permea la musica degli Slowdive, componente che emerge proprio nelle linee di basso pulsanti: sono nuvolosi e crepuscolari, fumosi e nostalgici, incredibilmente romantici nel senso più nobile del termine. Come non pensare alle opere di Kaspar Friedrich ascoltando questo gruppo?
Il loro esordio discografico è affidato all'EP omonimo, Slowdive (1990), contenente proprio la bellissima Slowdive. Si tratta di un esordio molto significativo, nel quale emergono le caratteristiche principali del suono della band: lunghe sinfonie distorte, scalinate di nuvole sulle quali si muovono con leggerezza gli intrecci vocali da loro partoriti. Morningrise (1991) riutilizza la formula proposta dal loro esordio. Proprio la title track si segnala per originalità: un piccolo manifesto del suono Slowdive, fatto di lunghe fughe su sentieri rumorosi che conducono a città paradisiache avvolte nelle nebbie dell'alba. Holding our Breath (1991) contiene Catch the Breeze che finirà poi sul loro LP d'esordio Just for a Day. Ma si segnala in questo EP la cover della barrettiana Golden Hair, in una chiave ancora più liturgicamente eterea rispetto all’originale.
Il gruppo, già al suo esordio sulla lunga distanza, irrompe nella scena musicale con un assoluto capolavoro Just for a Day (1991). Il disco è un crescendo emozionante di atmosfere introspettive, quasi un lungo flusso di coscienza musicale volto a far sognare ad occhi aperti l'ascoltatore. Gli Slowdive sono la colonna sonora ideale di qualsiasi sogno che si rispetti. Il brano più perfetto è la conclusiva, magnificente Primal¸ che si erge su una muraglia di suoni profondamente atmosferici. In fondo sono solo nove canzoni pop, ma suonate in maniera del tutto diversa dal consueto: suoni stratificati, chitarre magmatiche, una sezione ritmica già calata in una realtà slowcore. In Spanish air pare che le chitarre piangano creando un pezzo di un'epicità e di un pathos assoluti. Celia's dream sembra scritta dai Cocteau Twins in persona. Tutto il disco non avverte cali di tensione e si mantiene sempre su livelli elevatissimi.
Successivo a Just for a Day, esce il Blueday EP (1992) che raccoglie tutti gli EP precedenti all'uscita di Just for a Day.
Il secondo LP è Souvlaki (1993) che si apre con la ballata Alison, nella quale le chitarre e le voci si intrecciano a tratteggiare la stessa paradisiaca melodia. Il disco inoltre si avvale della presenza in due canzoni di Brian Eno, che è anche attestato come coautore di Sing. Nel disco compaiono accenni elettronici, che si uniscono alle sinfonie di chitarre cariche di delay. When the sun hits è trascinante, assordante, quasi aggressiva. Here she comes sembra il suono appena accennato di una piuma che cade, fluttua delicata in uno spazio ovattato e colmo di luce. Pur essendo un ottimo album Souvlaki è leggermente meno riuscito rispetto al suo predecessore del quale forse non ha la freschezza e l'ingenuità che lo avevano reso prossimo alla perfezione.
Pygmalion (1995), l'ultimo album targato Slowdive, si muove su coordinate decisamente più ambient, vicino al post rock dei Talk Talk e dei Bark Psychosis. Pygmalion è un disco controverso; è certamente il disco meno rappresentativo della band, e al tempo stesso la loro opera migliore. Pygmalion trascende il genere prevalentemente shoegaze degli album precedenti, ibridandosi con coordinate più marcatamente ambient e post-rock; Rutti e Crazy for You sono gemme assolute di queste coordinate musicali.
La formazione di Pygmalion (Goswell e Halstead) sarà il nucleo originario dei Mojave 3.

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