Biografia
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Data di nascita
5 Novembre 1942
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Luogo di nascita
Sassuolo, Modena, Emilia-Romagna, Italia
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Data di morte
7 Ottobre 2002 (età: 59)
Pierangelo Bertoli (Sassuolo, 5 novembre 1942 – Modena, 7 ottobre 2002) è stato un cantautore italiano.
Nato da una famiglia operaia, a tre anni fu colpito da una grave forma di poliomielite che lo privò della funzionalità degli arti inferiori e lo costrinse a vivere muovendosi su una sedia a rotelle.
Malgrado l’ingombrante presenza della carrozzella visse un’infanzia regolare, ma priva di ogni genere di bene superfluo; secondo quanto raccontato dallo stesso Bertoli, in casa non c’era neppure la radio e per questo motivo la passione musicale venne essenzialmente dall’esterno, anche se non va dimenticato il ruolo decisivo ricoperto dal fratello e dal complesso di quest’ultimo, che all’inizio degli anni sessanta si riuniva proprio in casa sua per suonare insieme.
Pierangelo Bertoli conosceva già la discografia di alcuni cantanti famosi, come per esempio Frank Sinatra, ma non possedeva alcuna nozione di strumenti musicali e tecniche interpretative. In pochi mesi imparò a suonare la chitarra, che di lí a poco sarebbe divenuta il suo strumento preferito.
A ventitré anni gli diedero una vecchia chitarra e dopo un anno di esercizi da autodidatta, cominciò a comporre le prime canzoni e le suonò dapprima di fronte agli amici e poi davanti a platee sempre piú vaste, soprattutto in occasione di feste di paese e di partito.
Il legame con la sua terra d’origine, oltre a non allontanarlo dalla sua città natale, gli fece comporre numerose canzoni in dialetto modenese.
Nei primi anni settanta entrò nell’Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti) di Aldo Brandirali e, con altri musicisti militanti del partito (Bartolo Bruno alla fisarmonica e alle tastiere, Lello Zacquini alla chitarra, Alberto Bocchino al basso e Claudia Montis alla voce), formò il Canzoniere del Vento Rosso, pubblicando con la casa editrice del partito, la Servire il popolo, i primi 45 giri tra il 1973 e l’anno successivo. Sempre nel 1973 pubblicò il primo album studio, Rosso colore dell'amore (poi ristampato postumo su CD dalla American Records nel 2006), contenente in tutto dodici brani, comprese due delle canzoni uscite poco tempo prima in formato singolo, «L'autobus» e «Per dirti t'amo»; l’album viene anche stampato in Germania Ovest, a cura del Kommunistische Partei Deutschlands, e ciò comportò una tournée che toccò, tra le altre, Monaco di Baviera, Francoforte, Colonia, Dusseldorf e Zurigo. Il tour continuò poi in Italia, in una forma di teatro canzone che alternava i brani musicali con i suoi monologhi.
L’anno successivo viene pubblicato l’album Alla riscossa, a nome del Canzoniere del Vento Rosso (con una formazione cambiata, con Silvana Zigrino e Ciccio Giuffrida al posto di Bartolo Bruno), in cui Bertoli canta; inoltre è anche autore di tre canzoni, tra cui una prima versione di «Eppure soffia» con un testo diverso ed intitolata «Mario Bruno».
Scioltosi il partito e, di conseguenza, anche il Canzoniere del Vento Rosso, nel 1975 Bertoli radunò alcuni amici musicisti come Marco Dieci, Francesco Coccapani e Gigi Cervi e realizzò un nuovo disco, Rocablues prodotto dal presidente della squadra di calcio della Sassolese, Carlo Alberto Giovanardi.
Un amico musicista di Bertoli, Alete Corbelli, chitarra solista negli anni sessanta di Caterina Caselli, fece ascoltare l’album Rocablues alla cantante, moglie di Pietro Sugar, che convinse il marito a proporre un contratto con la CGD a Bertoli: e proprio quest’etichetta pubblicò nel 1976 l’album Eppure soffia, che iniziò a far conoscere il cantautore presso un pubblico piú vasto, grazie alla title track, inno all’ecologismo.
Come raccontò il cantautore, le registrazioni iniziarono il 4 ottobre del 1976, ed il 5 novembre, giorno del suo compleanno, Bertoli si recò a rinnovare la carta d’identità, che venne inserita sulla copertina del disco.
L’anno successivo Caterina Caselli decise di aprire una casa discografica propria, distribuita dalla CGD, per dedicarsi all’attività di talent-scout: nacque cosí la Ascolto, che pubblicò il nuovo album di Bertoli, Il centro del fiume, che contiene una versione ridotta di Rosso colore, già incisa nel primo disco; nella busta interna del disco venne inserita inoltre una presentazione di Bertoli scritta da Michele L. Straniero.
Nel 1978 realizzò un album che racchiudeva esclusivamente canzoni in dialetto modenese: S'at ven in meint (se ti viene in mente) ospita anche la voce di Caterina Caselli nel brano «L'Erminia temp aidrée». Altri brani dialettali saranno inclusi nell’album Certi momenti. Il 1979 è l’anno di A muso duro, uno dei suoi album piú noti ed il primo a conoscere un riscontro su vasta scala, con la canzone che «A muso duro», vero e proprio manifesto di uomo e artista, che esalta anche la funzione sociale e aggregativa del mestiere del cantante.
In questo periodo conobbe Bruna Pattacini, che diventò sua moglie e da cui ha avuto i tre figli Emiliano Bertoli, Petra Bertoli (a cui intitolò un album) ed Alberto Bertoli; quest’ultimo ha seguíto le orme del padre, facendo il cantante di professione, oltre a prendere parte ai concerti-tributo a lui dedicati.
Tale successo venne consolidato con Certi momenti del 1980, la cui title track affronta con coraggio le tematiche dell’aborto schierandosi contro la Chiesa cattolica: quest’album contiene inoltre la canzone «Pescatore», cantata con una ancóra sconosciuta Fiorella Mannoia; scritta da Marco Negri, racconta di una donna che, soffrendo la lontananza del marito, lo tradisce salvo poi pentirsene, e il duetto si snoda tra il racconto del tormento interiore di lei e della fatica di lui nel combattere contro il mare sperando in una pesca fruttuosa.
I tre album successivi da Album del 1981 a Dalla finestra del 1984 confermarono la popolarità di un Bertoli non piú considerato come fenomeno di folklore.
In questi anni si segnala anche, nel 1987, l’album Canzone d'autore dove reinterpretò alcuni classici, alternandoli a composizioni inedite di altri autori misconosciuti: in questo album spiccano le sue versioni di «Vedrai Vedrai» di Luigi Tenco, «Un Giudice» di Fabrizio De André e «Sfiorisci bel fiore» di Enzo Jannacci.
La sua attività discografica si susseguí anche nonostante un sensibile calo nelle vendite, ritrovando un ritorno di fiamma in occasione di Oracoli, album del 1990 scritto a quattro mani con il cantautore Luca Bonaffini, che farà da apripista al suo esordio sanremese. Nel frattempo vinse un telegatto per uno spot televisivo a favore della Lega per l’emancipazione dell’handicappato, dove vi prese parte nel ruolo di un avventore che non poteva chiamare la Polizia per segnalare un incidente, in quanto trovava delle cabine telefoniche che non erano in grado di far passare la sua sedia a rotelle.
Nel 1990 fece un cameo in una canzone di Elio e le Storie Tese «Giocatore mondiale», sigla del programma Mai dire Mondiali e contenuta nell’album The Los Sri Lanka Parakramabahu Brothers featuring Elio e le Storie Tese. La canzone tratta con ironia la questione delle barriere architettoniche e Bertoli canta i versi «la vita è bella, perché le cabine son strette ma largo è lo stadio, solo alla morte non c'è rimedio». Le cabine (telefoniche) da lui menzionate rimandano proprio allo spot da lui interpretato. Piú impegnato invece fu il suo contributo dato ai Giochi F.I.S.H.A. che in quel stesso anno videro la sua firma nell’inno ufficiale «Canto di vittoria», incisa anche in inglese.
Nel 1991 partecipò al Festival di Sanremo insieme ai Tazenda con «Spunta la Luna dal monte», una canzone scritta in origine dal gruppo sardo intitolata «Disamparados», di cui Bertoli scrisse il testo in italiano: il brano ottenne molto successo, portando a Bertoli una seconda giovinezza artistica.
Nel 1992 ritornò a Sanremo con «Italia d'oro», una denuncia senza mezza termini di alcuni malcostumi, la quale anticipò lo scandalo di Tangentopoli che di lí a poco avrebbe interessato l’opinione pubblica: la sua seconda partecipazione gli valse il quarto posto.
Nel 1992 fu candidato alle elezioni politiche per Rifondazione Comunista.
Impegnato socialmente in iniziative benefiche e di solidarietà, si batté in favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche e partecipò ad incontri e raduni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’integrazione sociale dei disabili, tra cui una proposta per una Legge Quadro in materia.
Nel 1993 venne pubblicato l’album Gli anni miei e, due anni dopo, la prima raccolta di brani reincisi intitolata Una voce tra due fuochi. I suoi ultimi lavori ebbero non poche difficoltà a essere distribuiti né si avvalsero di un soddisfacente battage promozionale.
Nel 1997, in occasione del centenario della Juventus Football Club (sua squadra del cuore) scrive una canzone intitolata «Juvecentus», che fu anche l’inno ufficiale della società bianconera per alcune stagioni.
All’inizio del 2002 fu sottoposto ad una serie di cure presso il policlinico di Modena, dove ritornò qualche giorno dopo per spegnersi ad un mese dal suo sessantesimo compleanno.
L’ultimo album, 301 guerre fa, composto da inediti e vecchie canzoni riarrangiate e ricantate, è uscito poco prima della sua scomparsa, mentre altre canzoni, scritte con la collaborazione del figlio Alberto Bertoli (ma anche di Luciano Ligabue), non furono mai pubblicate.
Il 28 aprile 2006, a cura di Alberto Bertoli, è uscita una raccolta, Parole di rabbia, pensieri d'amore con un inedito, «Adesso! (registrato nel 1990).
Il 27 settembre 2008 a Sassuolosi è tenuto il primo raduno ufficiale dei fan del cantautore. L’evento è iniziato con l’inaugurazione di un bassorilievo dal titolo A muso duro, è proseguito con un dibattito sulla vita di Bertoli dal titolo Parole di rabbia e pensieri d'amore e con l'inaugurazione di una mostra fotografica e oggettistica dal titolo E cosí nasce una canzone. In serata si è tenuto un grande concerto tributo a cui hanno partecipato tra gli altri Fabio Concato, i Modena City Ramblers ed il figlio Alberto Bertoli.
A giugno 2010 Alberto Bertoli incide il suo primo lavoro discografico e realizza la cover di «A muso duro» e reincide la canzone «Le cose cambiano» scritta da Luciano Ligabue per Pierangelo Bertoli.
A luglio 2010 la canzone «A muso duro» viene premiata con il premio Lunezia per il testo: a ritirare il premio ed a reinterpretarla sul palco Alberto Bertoli.
Tra i sodalizi artistici, si ricordano: quelli già citati con Fiorella Mannoia, in «Pescatore» e con i Tazenda in «Spunta la Luna dal monte». Con Fabio Concato duettò sia in «Chiama piano» che in «Acqua limpida», dove partecipò anche Grazia Di Michele. Con Ligabue, una vera e propria scoperta dello stesso Bertoli che lo lanciò a livello regionale producendo il suo primo disco alla fine degli anni ottanta e con il quale strinse un intenso e forte legame di amicizia e stima, fino a proporlo al produttore Angelo Carrara per il suo album d’esordio.
Di lui incise due sue canzoni: nel 1988 «Sogni di rock'n'roll» e l'anno seguente «Figlio di un cane», entrambe poi confluite nel primo lavoro discografico dell’artista di Correggio datato 1990.
Lo stile di Bertoli si contraddistingue per la sua immediatezza, nonché per i mai banali echi poetici che fanno della sua opera un esempio limpido della bontà della prima canzone d’autore italiana che ha ospitato artisti come Fabrizio De André, Francesco Guccini, Paolo Conte, Giorgio Gaber, Francesco De Gregori. Molte volte nelle canzoni canta contro la guerra o a favore dei piú deboli. Nonostante gli spunti politici di molti testi, l’impegno di Bertoli si svolse principalmente sul piano civile e sociale.
Bertoli ha inoltre cantato molte canzoni in dialetto sassolese, prima raccogliendole in un disco (S'at vein in meint) e poi in altri album. Eppure, proprio in canzoni come «Prega Crest» (prega nostro signore), «La bala» (dove “bala” significa, con doppio senso, sia “bugia” che “ubriacatura”), è possibile cogliere in Bertoli una voce genuina della sua terra, “dura e pura”.
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